Terza tappa dell’iniziativa “A’ Defresckete”
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Terza tappa dell’iniziativa “A’ Defresckete”


Venerdì 5 settembre si è svolta la terza tappa dell’iniziativa A defresckète, un percorso ideato per esplorare – attraverso luoghi, parole e persone – che cosa significhi oggi abitare le trasformazioni. In un tempo segnato da instabilità, transizioni sociali, ambientali e personali, la serata dal titolo Abitare il cambiamento – Inclusione, diritti e partecipazione ha invitato la comunità a riflettere su come vivere consapevolmente i propri spazi, le relazioni e il territorio.

Abitare il cambiamento, in questo senso, è più di uno slogan: è un impegno! Significa sapersi radicare mentre tutto si trasforma, coltivare l’ascolto e la cura, immaginare nuove forme di convivenza e cittadinanza. La serata è cominciata ai Giardinetti Cressati, luogo diventato simbolo per la comunità nocese. Qui, lo scorso 17 maggio 2024, si è tenuta la prima iniziativa pubblica della città per la Giornata contro l’omolesbobitransfobia, a cura dell’Associazione RiGenera, una data che ha segnato un momento importante nella costruzione di uno spazio comune più inclusivo e accogliente. Ad aprire l’incontro è stato Anastasio Mottola, presentando il cammino de A defresckète e il suo invito a “camminare insieme”, passo dopo passo, per ricostruire legami e appartenenze.

Il cammino è poi proseguito verso Piazza Plebiscito, cuore del borgo antico, dove Margherita e Maria Assunta Notarnicola hanno condiviso le loro esperienze di accoglienza e inclusione delle persone migranti nel nostro territorio. Le loro parole hanno fatto emergere un concetto forte e radicato nella storia della comunità nocese: l’ospitalità come pratica concreta, come scelta culturale e politica, come possibilità di costruire insieme una casa comune in cui ognuno possa sentirsi riconosciuto.

L’incontro ha poi toccato il Calvario, dove Antonio Giampietro, giornalista e Garante regionale dei diritti delle persone con disabilità, ha raccontato l’impegno della Regione Puglia per l’accessibilità, l’autonomia e la partecipazione delle persone con disabilità. Ha ricordato quanto sia importante non solo abbattere le barriere architettoniche, ma anche quelle culturali, affinché ogni cittadino possa costruire un proprio progetto di vita. Su questo tema è intervenuto Gianvito Matarrese, che ha illustrato le sfide specifiche del territorio nocese, Angela Gentile, referente dell’associazione ZOE, che ha sottolineato l’importanza delle reti associative nel rendere possibile un cambiamento reale e duraturo, e infine Maria Desiderata Mansueto, che nel ricordo del figlio, ha donato alla comunità nocese una giostra per disabili presso il parco Madonna della croce.

Il cammino è proseguito in direzione San Domenico Vecchio, dove i partecipanti hanno incontrato i referenti del Comitato di Quartiere “Giardini di via Tommaso Fiore”, unico comitato cittadino attivo a Noci. A introdurre l’incontro è stato Antonio Natile, uno dei promotori dell’iniziativa, che ha idealmente consegnato alcune parole emerse durante il percorso: comunità, villaggio, rete, inclusione, accessibilità. Parole che non sono solo slogan, ma segni di un percorso collettivo che prende forma. In rappresentanza del comitato i referenti, Aurelia Ruospo, Ilaria Ferro e Nicola Liuzzi, hanno raccontato la loro esperienza concreta di cittadinanza attiva, illustrando come un quartiere possa diventare laboratorio di innovazione sociale, luogo in cui le persone non solo vivono, ma partecipano alla costruzione del bene comune.

A chiudere la serata sono state due parole dense di significato: Mediterraneo e Umanità. Due termini che evocano un’identità condivisa, fatta di scambi, aperture e riconoscimenti reciproci. A conclusione dell’incontro, il Comitato di Quartiere ha promosso un momento di festa aperta alla cittadinanza, all’insegna del cibo, della musica e delle relazioni, per trasformare le parole in legami, e la riflessione in incontro.

Abitare il cambiamento, allora, non è solo un concetto, ma un atto collettivo: un gesto che mette insieme il corpo, la mente e il cuore. È scegliere di esserci con responsabilità. È aprirsi alla possibilità di comunità più inclusive, partecipate, umane. È costruire un “noi” che non esclude, ma abbraccia.

E passo dopo passo, parola dopo parola, continuare a credere che un’altra comunità sia possibile.

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