
Settembre in Santa Chiara, domani il secondo appuntamento
Pubblicato
mercoledì 10 Settembre 2025
da
Redazione NOCI gazzettino
Prosegue la 24esima edizione del ciclo di conversazioni storiche “Settembre in Santa Chiara”.
Giovedì 11 settembre, alle ore 18.45, presso il chiostro delle Clarisse nel centro storico di Noci, l’appuntamento è con la professoressa Isabella Di Liddo, docente presso l’Università degli studi di Bari, che interverrà su “I modelli della scultura lignea del Settecento in Puglia: il San Rocco di Noci, la statua e il patronato”.
L’incontro affronterà un argomento di attualità soprattutto per la comunità nocese che sta celebrando quest’anno i 150 anni di compatronato del Santo di Montpellier e i 250 anni della statua, opera dello scultore andriese Francesco Paolo Antolini.
La serata sarà aperta dall’indirizzo di saluto di don Stefano Mazzarisi, arciprete-parroco della Parrocchia Maria Ss. della Natività di Noci.
Le prime tracce documentate del culto di san Rocco a Noci sono databili tra la fine del XV e l’inizio del XVI secolo. È di questo periodo, tra l’altro, il polittico lapideo dell’altare maggiore della Chiesa Madre nel quale tra i santi venerati dai nocesi figura anche il santo pellegrino francese.
Il culto, pubblico e privato, è andato aumentando nei secoli, in particolare durante i periodi di carestia, di pestilenza, di colera e di vaiolo.
Sembra che la festa liturgica e civile sia stata celebrata per la prima volta a settembre nel 1775, anno in cui viene benedetta la statua lignea tuttora venerata.
Dopo essere stato considerato per lungo tempo protettore minore o vice del protettore san Domenico, nel 1875 san Rocco è elevato a compatrono di Noci con decreto di Pio IX.
I secoli trascorrono, il culto resiste e con esso i festeggiamenti civili e religiosi. Ma come è cambiata la festa nel tempo?
Nella cronaca tratta dal periodico “La Sentinella delle Murge” del 1892 leggiamo: “Domenica scorsa si festeggiò San Rocco. La simpatica, la poetica festa del paese cara sempre a tutti. Cara ai bimbi, che l’aspettano come l’avvenimento straordinario dell’anno, cara alle fanciulle popolane per l’abbigliamento tutto vagheggiato, per le dolci paroline sussurrate, al passeggio, all’oggetto del loro semplice amore; cara ai vecchi per la lunga e salda catena delle tradizioni e dei ricordi.
In mezzo alle volgari, insipide, pericolose manifestazioni del tripudio popolare, v’ha un certo senso intimo di poesia, una nota delicata che sfugge dall’osservazione ma s’intuisce, ma si sente”. Più avanti, dopo aver fatto cenno ai vari aspetti della festa, l’anonimo e pungente cronista del settimanale nocese diretto da Rocco Boccardi e stampato dalla Tipografia dei Comuni Meridionali di Cressati continua: “Nelle ore pomeridiane, verso sera, nel largo Garibaldi, nella piazza, nelle vie principali fantasticamente illuminate a grandi archi di lanternini dai colori svariati, si addensò moltissima gente, mentre i due concerti di Noci e di Lecce eseguivano della musica scelta, benissimo interpretata“. E ancora: “In piazza, al largo Garibaldi, dalle balconate si sporgevano varie testoline brune e bionde e fuori, al passeggio, pochissime signore. Qui le signore non escono, perché la polvere delle strade brucerebbe i loro piedini e qualche scarpaccia villana contaminerebbe lo strascico immacolato; invece gruppi variopinti di simpatiche e vivaci popolane, di ragazzi onestamente occhieggianti, di giovanotti allegri”.