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PFdP: Chiusura con Rubini e Pagani

Chiusura del Piccolo Festival della Parola affidata ad uno dei nomi più importanti della musica d’autore italiana. Accolto da un numeroso pubblico presso l’Anfiteatro comunale, è stato infatti Mauro Pagani (musicista, autore e produttore) a chiudere la rassegna targata 2019. Il concerto “Creuza de Ma” è stato anticipato nel pomeriggio dalla conversazione tenuta presso il Chiostro delle Clarisse tra l’artista e Antonella Gaeta (La Repubblica), in cui lo stesso Pagani ha raccontato le sue esperienze musicali, da quella con la PFM degli anni ’70 alla collaborazione con De André negli album Creuza del Ma (1984) e Le nuvole (1990), di cui Pagani è stato autore.

L’esibizione serale, (il gruppo, oltre che da Pagani alla voce, violino, bauzuki, chitarra e flauto traverso, ha visto l’esibizione di Mario Arcari ai fiati, Eros Cristiani alle tastiere e fisarmonica e Joe Damiani alla batteria e percussioni) ha emozionato la folta platea, che ha potuto così fare un viaggio tra i brani tratti dagli album che hanno visto la collaborazione tra Pagani e De André ed alcuni dei successi della PFM.

Giornata del Festival che ha riservato uno spazio anche alla riflessione sulle tematiche dei nostri giorni: le nuove organizzazioni sociali ed economiche ed il rapporto con i social media che influenzano i comportamenti degli esseri umani, alle prese con la necessità di definire nuovi equilibri, sono stati i temi trattati durante la conversazione tra Paolo Ercolani (filosofo, autore di “Figli di un io minore”) e Stefano Cristante, sociologo dell’Università del Salento.

Non sono mancati i momenti riservati ai libri ed alle presentazioni: Officina Editori (P.zza Garibaldi) ha ospitato, anche durante quest’ultima giornata, gli autori che hanno presentato le loro opere; tra questi, la presentazione di “Pellegrini di San Nicola” di Antonio di Fazio ha riunito un pubblico attento e curioso di conoscere le tradizioni e i riti legati al culto del Santo patrono di Bari.

Altro momento clou dell'ultima giornata del pfdp2019 l'incontro (sold out) tra Sergio Rubini e il critico cinematografico Anton Giulio Mancino, Rubini ha spiegato dei suoi primi anni nell’ambiente cinematografico, partendo dall’esperienza con il visionario Federico Fellini. Tramite le parole di Rubini è stato così possibile conoscere ancora meglio il genio estroso di Fellini, che ha lasciato un vuoto immenso ancor oggi incolmabile, perché “il problema del nostro paese è proprio la perdita dei grandi punti di riferimento”.

Si è poi passati al tratteggiare la complessa figura del regista, nel suo caso “un regista schizofrenico” che diventa una vera e propria guida sul set e che deve rispondere di qualsiasi cosa. Molto poetica è anche la visione di Rubini della figura dell’attore, che si pensa debba essere bravo a fingere ma che deve, contrariamente, essere “bravo ad essere sé stesso, la cosa più complicata”. A 29 anni l’incontro con Procacci gli permette di girare il suo primo film da regista, La Stazione (1990), dando vita ad una storia lavorativa, quella con il noto produttore, longeva e fruttuosa.

Dopo l’incontro è stato proiettato Il Grande Spirito (2019), una commedia brillante ed innovativa in cui un ladro scapestrato ed un uomo con continui squilibri psichici, riescono ad instaurare una particolare amicizia. Sebbene la dinamica tra i personaggi non sia particolarmente innovativa, il film alterna momenti comici ad altri drammatici che riescono, sino alla fine, a strappare una lacrima allo spettatore, che sa di aver visto qualcosa di speciale, di diverso in una marea di commedie dalla comicità insulsa. Spicca potentemente la straordinaria interpretazione di Rocco Papaleo, che stupisce ed emoziona, rendendo lo spettatore completamente coinvolto ed empatico nei confronti di “Corvo Nero”. A far da sfondo alla pellicola, infine, una Taranto inedita, quella vissuta sui tetti, con alle spalle lo stabilimento Ilva.

 

Francesca Amatulli

Luciana Parchitelli

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